un ponte tra scuola e mondo del lavoro: il caso Food Farm 4.0.

Il mismatch delle competenze è una tematica che, come Randstad Research, abbiamo affrontato in passato e che continuiamo a monitorare. Il territorio italiano presenta numerose eccellenze che cercano di contrastare questa discrepanza tra le competenze in possesso di coloro che si affacciano sul mercato del lavoro e quelle richieste dalle aziende. Food Farm è un esempio eccellente di struttura che fa da ponte tra mondo formativo e professionale, impattando il capitale umano su più fronti.

22.06.2022

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Food Farm 4.0 è una realtà parmense, una vera e propria azienda agroalimentare 4.0  in miniatura che offre agli studenti delle scuole secondarie, dei percorsi terziari e della formazione continua del territorio la possibilità di effettuare percorsi PCTO (alternanza scuola-lavoro) e di aggiornamento e specializzazione. In generale, i  suoi spazi sono a disposizione per necessità formative di varia natura, dalla formazione aziendale a quella dei disoccupati. 

Grazie alla sua attività, agli studenti è concesso di acquisire l’esperienza di base richiesta per accedere alle aziende e, a queste ultime, è fornito un bacino di persone adeguatamente formate da poter inserire all’interno del loro organico.

Nel corso del 2021 abbiamo effettuato alcune interviste qualitative ad importanti aziende del circuito Food Farm 4.0: Agugiaro e Figna, Barilla, Corte Parma, Consorzio Parmigiano Reggiano, Molino Grassi. Grazie al loro contributo abbiamo potuto approfondire direttamente con gli esperti alcune tematiche relative a professioni e competenze del circuito agroalimentare partendo proprio dal cuore della Food Valley.

professioni e difficoltà di reperimento: il nodo delle competenze specialistiche e di quelle trasversali.

Rispetto alle figure verticali, per la filiera casearia, le aziende ci hanno segnalato una generale carenza di addetti alle stalle, casari, mungitori, mugnai, in generale di tutte quelle professioni che devono possedere una robusta esperienza specializzata nel settore agroalimentare. 

 Gli intervistati ci hanno segnalato una grande carenza di autisti, nello specifico mancanza di personale con patenti adeguate, ma anche di  imballatori, magazzinieri e manutentori. Per tali professioni ciò che è emerso è una tendenza, da parte dei potenziali candidati, ad affrontare il lavoro con scarsa affidabilità.

È emersa una generale impreparazione nel quadro delle professioni che richiedono competenze forti e trasversali. Permane la credenza che molti lavori di tipo manuale siano affrontabili senza un’adeguata qualifica, quando invece oggi sono molto diversi rispetto a ciò che erano un tempo. Per lavorare nella stalla ad esempio, è richiesta una conoscenza almeno generale delle patologie degli animali. A causa di queste lacune le aziende hanno trovato soluzioni differenti, ad esempio scegliendo di richiamare tecnici andati in pensione per formare il nuovo personale. Le realtà come Food Farm possono essere una risposta alla necessità di formazione continua del personale.

Al settore agroalimentare mancano oggi tanti giovani diplomati, eppure le possibilità di carriere sono molte all’interno dei suoi indirizzi. Le organizzazioni come Food Farm sono importanti perché permettono ai ragazzi di vedere direttamente dal vivo come si svolgono le diverse professioni e di capire che offrono prospettive di lavoro interessanti in un contesto di tecnologie in evoluzione.

due trend per il futuro: comunicazione e sostenibilità

Dalle nostre conversazioni con le aziende sono emersi due trend importanti per il settore agroalimentare per gli anni a venire, quello della sostenibilità e quello della comunicazione.

1. il bambino che sognava i trattori


Il rappresentante di una delle aziende che abbiamo intervistato ci ha raccontato del suo incontro con un autista di trattore il quale gli ha raccontato di essersi innamorato del mondo agricolo da bambino, proprio all’interno della fattoria didattica legata alla sua azienda. La storia è emblematica di un tema ricorrente per il settore agricolo e valido anche per alcuni altri settori, come ad esempio la logistica. È necessario lavorare per abbattere una visione antiquata che ancora si associa ad alcuni settori produttivi, scarsamente attrattivi soprattutto rispetto ai giovani. Questa visione antiquata non corrisponde più alla realtà di tali settori. La comunicazione deve essere rimodellata a partire dalle più giovani età, per le quali le fattorie didattiche rappresentano un esempio vincente. I cambiamenti rispetto alla comunicazione sono validi su vari livelli, sia rispetto all’attrattività del settore rispetto ai giovani, sia rispetto a come viene raccontato oggi l’agroalimentare ai consumatori. I paradigmi sono cambiati, in passato erano i direttori della produzione ad indicare al marketing quali prodotti era necessario promuovere. Adesso il Consumer Marketing ha acquisito un ruolo importantissimo perché è il cliente a fare da traino.

2. lezioni di sostenibilità


Gli aspetti legati alla sostenibilità nell’agroalimentare sono ancora scarsamente integrati all’interno dei piani di studi, lo dimostra il fatto che spesso le aziende intervistate hanno dovuto fare appoggio sulle competenze in possesso da professionisti di lunga data per integrare le lacune presenti nelle nuove leve. È così che alcune aziende sono ricorse ad espedienti “di fortuna”, ad esempio assumendo un tecnico in età pensionabile, ma in possesso delle competenze relative ai packaging sostenibili necessarie all’azienda. In un altro caso, l’ufficio acquisti è stato arricchito con l’inserimento di un agronomo per creare una vera e propria “costellazione” di professionalità che potessero muoversi in un contesto agroalimentare sostenibile. Questo perché professionisti esperti dell’agroalimentare hanno la capacità di proporre e sviluppare progetti di agricoltura sostenibile e responsabile lungo tutta la filiera.

In sintesi, le aziende intervistate hanno sottolineato la necessità di favorire il dialogo intergenerazionale tra i professionisti dell’agroalimentare per facilitare la transizione del settore verso il futuro che ci attende, migliorando la comunicazione ed innovando rispetto alle competenze verticali, facendo leva soprattutto sui benefici che possono essere apportati dalla digitalizzazione, unitamente all’esperienza in possesso degli esperti del settore.

nuove competenze e nuove tecnologie 

Rispetto alle competenze carenti, gli esperti intervistati hanno segnalato mancanze su vari livelli. Si parte da quelle più basilari, come il possesso dell’attestato HACCP (ex libretto sanitario, certifica la formazione in materia di igiene e sicurezza alimentare), che molti operai non possiedono. Rispetto alle fasi di lavorazione i tecnici sono scarsamente specializzati. 

formazione e formazione continua

Il settore agroalimentare vive in questo momento, come e forse più di altri settori, la diffusione di innumerevoli innovazioni che richiedono nuove competenze. Centrali i temi legati all’economia circolare, all’agricoltura di precisione, alle tecniche di coltivazione intensiva come le colture verticali.

Una risorsa più formata permette di diminuire il mismatch. Quando un’azienda non trova un lavoratore in possesso delle competenze che richiede deve formarlo, ma il percorso può richiedere anni. La formazione fornita dai corsi esterni è differente da quella che si ottiene in azienda. Quest’ultima è certamente una possibilità importante, ma richiede un forte esborso di tempo e risorse che le aziende non sempre hanno.

Sia nelle stalle che nei caseifici stanno entrando tecnologie avanzate, dal pc, al palmare ai satellitari. Il 4.0 propone tuttavia delle tecnologie che non sono sempre nelle possibilità delle aziende standard e spesso i consulenti esterni non capiscono le necessità interne delle aziende. Soprattutto, le macchine hanno bisogno di essere connesse tra di loro, averne una sola non serve. I nuovi trattori permettono di mettere in pratica l’agricoltura di precisione, tutelano il terreno evitando di pestare le piante, calcolano la resa per ettaro ed i livelli di concimazione, hanno sonde dell’umidità per capire quando bisogna innaffiare. Oltre alle macchine ci sono anche i robot di mungitura, che necessitano di assistenza continua. Oggi non c’è una filiera formativa ad hoc e per gestire tutte queste innovazioni è necessario integrare le competenze dei lavoratori.

Il cambiamento si avverte anche rispetto alla diversa richiesta di competenze trasversali. Alle nuove leve si richiede la capacità di essere imprenditori di se stessi, di sapere interagire con gli altri, di avere una visione a 360° su tutti i trend di cambiamento e le innovazioni che stanno impattando sull’azienda e sul mercato.

ostacoli da superare

Rimangono, per l’agroalimentare, alcune sfide ancora da superare. La prima sfida riguarda le regolamentazioni in tema di sostenibilità, di materie prime e di riciclo. In mancanza di una regolamentazione trasparente ha dilagato il greenwashing, mentre è necessario operare una distinzione tra chi davvero rispetta alcuni parametri e chi no, e mettere i primi in condizione di operare in maniera economicamente sostenibile. La seconda sfida che ci è stata segnalata è quella di una generale chiusura della mentalità, soprattutto a livelli dirigenziali. Il buon esempio deve arrivare a partire dalle istituzioni e dal management. Negli ultimi anni le aziende agroalimentari italiane che hanno investito all’estero hanno moltiplicato il fatturato nei paesi esteri, mentre hanno visto calare di molto il fatturato in Italia. Senza un cambio di mentalità capaci di trasportare il paese nel futuro il rischio forte è quello di rimanere tagliati fuori.

alcune professioni per il futuro dell’agroalimentare

Ecco una carrellata di professioni per il futuro emerse dalle nostre conversazioni con gli esperti, suddivise per categoria.

Professioni tradizionali molto richieste:

  • - Addetti alla distribuzione logistica
    - Addetti alle operazioni logistiche
    - Addetti alle stalle
    - Agronomi
    - Autisti
    - Casari
    - Imballatori
    - Manager
    - Manutentori
    - Marketing manager
    - Meccanici
    - Mugnai
    - Mungitori
    - Operai addetti al confezionamenti

Nuove professioni legate alla sostenibilità e circolarità:

  • - Addetti al riciclo
    - Addetti alla tracciabilità lungo la filiera
    - Energy manager
    - Esperti di economia circolare per i processi industriali
    - Esperti di sostenibilità per il packaging
    - Gestori delle materie prime biologiche
    - Manager della sostenibilità
    - Packaging manager 
    - Specialisti dell’economia circolare

Nuove professioni legate alla digitalizzazione ed innovazione:

  • - Addetti alla blockchain
    - Informatici addetti ai sistemi di controllo gestionali

Nuove professioni legate alla comunicazione:

- Addetti all’innovazione
- Addetti alla comunicazione esterna
- Specialisti del consumer marketing

la ruota di una figura chiave per il futuro dell’agroalimentare: il manager della sostenibilità

Il manager della sostenibilità ci è stato segnalato da più di un’azienda intervistata come figura chiave per il prossimo futuro. Spesso fa capo al reparto di relazioni esterne e si occupa di fare da traino e coordinare i vari ambiti aziendali perché la sostenibilità è un elemento che può trovarsi in tutti i processi. Deve possedere competenze specifiche nelle aree chiave della filiera nella quale è inserita l’azienda e competenze trasversali relative agli ambiti aziendali con i quali si interfaccia. Allo stesso modo i referenti provenienti da altri ambiti aziendali che si interfacciano con lui devono implementare le proprie competenze in tema di sostenibilità. Nell’immagine che segue abbiamo elaborato la sua “ruota delle competenze”.

immagine. La ruota del manager della sostenibilità.

fonte: elaborazione Randstad Research.

 

Randstad Research coglie l’occasione per ringraziare FoodFarm 4.0 e le aziende intervistate:

Agugiaro e Figna, Barilla, Corte Parma, Consorzio Parmigiano Reggiano, Molino Grassi.

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