tra mismatch e colli di bottiglia: le sfide per il futuro dei medici in Italia.

Quanti medici ci sono oggi in Italia? Quanti ne servono? Come sono distribuiti per specializzazione e nelle diverse regioni geografiche? Come ci posizioniamo, come Paese, rispetto al confronto europeo? In questa nuova nota abbiamo fornito le risposte a queste e ad altre domande in vista delle sfide che attendono le professioni mediche nel prossimo futuro.

02.12.2024

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Introduzione: i medici in Italia.

Il lavoro del medico è di per sé molto complesso, sia per la natura del lavoro, sia per l’elevato numero di specializzazioni da cui è caratterizzato. È una professione certamente caratterizzata da forte connotazione vocazionale. Al tempo stesso stante la sua forte specificità la professione del medico presenta notevoli rigidità: un laureato in medicina ha come possibile sbocco lavorativo quasi esclusivamente una professione medica, al contrario di altre discipline che consentono maggiore flessibilità e varietà negli sbocchi professionali. Anche per questo motivo nel nostro come in molti altri paesi l’accesso alla professione del medico è regolamentata anche con soglie quantitative di accesso (numero chiuso). Inoltre, nonostante la natura del servizio sanitario debba essere universalistica, esso viene erogato in modo diverso in diversi paesi e nel nostro paese in diverse Regioni, dando origine a una notevole eterogeneità. Infine spicca un forte mismatch tra la domanda e l’offerta delle specializzazioni: il fabbisogno della popolazione è infatti molto diverso dal desiderato degli aspiranti medici specialisti.

Medici in Italia: quali sono le specializzazioni più presenti?

In Italia ci sono circa 250mila medici (42,34 ogni 10.000 abitanti) di cui l’81,1% sono specialisti ed il restante 18,9% sono medici generici. Tra i medici specialisti i pediatri (in cui sono compresi anche quelli di libera scelta, ovvero coloro che offrono i propri servizi gratuitamente per conto del Sistema Sanitario Nazionale) e i cardiologi sono i più numerosi (rispettivamente 2,75 pediatri ogni 10.000 abitanti e 2,52 cardiologi). Invece, i medici specialisti meno presenti in Italia sono gastroenterologi (0,64) e urologi (0,77). La differenza di incidenza si riferisce sia a fattori di domanda che a fattori di offerta. Dal lato della domanda incide primariamente la struttura della popolazione. Ad esempio la quota elevata di persone anziane e l’elevata diffusione delle malattie cardiocircolatorie in questa fascia di popolazione giustifica il numero elevato di cardiologi. Dal lato dell’offerta incide principalmente l’attrattività o meno di alcune specializzazioni che come vedremo nel prosieguo della nota spinge gli aspiranti medici a scegliere alcune specializzazioni rispetto ad altre. 
Per quanto riguarda i medici generici la presenza è di 8,01 ogni 10.000 abitanti. 

Tabella 1. Personale sanitario in Italia, 2022

Fonte: Istat, 2023

I medici nelle Regioni italiane: un caso di grande eterogeneità

Nel grafico 1 è riportato il numero di medici rapportato alla popolazione over 65 delle Regioni italiane. L’indicatore coglie il numero di medici pro capite rispetto alla popolazione che ha la maggiore probabilità di fare ricorso ai servizi erogati da questi ultimi. Il tema è particolarmente rilevante a causa dell’invecchiamento della popolazione in quanto la popolazione anziana ricorre con regolarità ai servizi per la prevenzione e il monitoraggio di patologie. In Italia la percentuale di popolazione con più di 65 anni è pari al 22,55%; in Francia, Spagna e Germania è rispettivamente di 19,71%, 18,79% e 20,73%. 

 Per l’Italia il rapporto tra medici e popolazione over 65 risulta essere pari a 1,88%.

Le Regioni che superano la media nazionale sono Lazio, Sicilia, Campania, Sardegna, Emilia-Romagna, Toscana e Abruzzo. In particolare le prime 4 superano i 2 medici ogni 100 over 65. 

Le Regioni in cui si registra un minore rapporto tra medici e popolazione anziana sono Valle d’Aosta, Piemonte e Basilicata con circa 1,5 medici ogni 100 individui con 65 anni e più. In generale la variabilità è molto ampia. Tra Lazio e Basilicata, rispettivamente prima e ultima nella classifica determinata dal nostro indicatore, la differenza è di 0,81 punti percentuali  Restringendo l’analisi ai soli medici di medicina generale, che svolgono la funzione di primo punto di accesso per il monitoraggio della popolazione anziana, la situazione è altrettanto eterogenea (grafico 2).

Grafico 1. Medici in rapporto alla popolazione over 65, dati percentuali

Fonte: elaborazioni Randstad Research su dati Istat, 2023

Nel grafico 2 è rappresentato il numero di medici generici sulla popolazione over 65 per le venti Regioni italiane. Nei primi 6 posti della classifica sono presenti solo regioni del sud con la Sicilia a capo (0,43%). In fondo si trovano a parità di valore Liguria, Lombardia e Friuli-Venezia Giulia (0,3%). Tema centrale è la conformazione geografica del territorio italiano e la distribuzione dei centri abitati. Certamente il dato relativo al rapporto tra medici e popolazione è un indicatore parziale dato che non considera l’efficienza nell'erogazione del servizio, tuttavia costituisce un indubbio elemento di riflessione che approfondiremo in un nostro futuro rapporto sulla sanità. A proposito di performance, analizzando il rapporto 2023 di CREA Sanità osserviamo come le Regioni in testa alla nostra classifica siano quelle con gli indicatori di performance sanitari più bassi: con un indicatore che varia tra 0 e 1, le Regioni del Sud hanno un valore che oscilla tra 0,30 e 0,32. Le Regioni più performanti sono Veneto e Trentino Alto Adige con punteggi pari rispettivamente a 0,59 e 0,55.

Grafico 2. Medici generici in rapporto alla popolazione over 65, 2022

Fonte: elaborazione Randstad Research su dati Istat, 2023

I medici in Europa: situazione simile a quella delle Regioni italiane

Confrontando il numero di medici sulla popolazione over 65 con quello di alcuni altri Paesi europei, notiamo che molti di questi hanno un grado di copertura superiore a quello dell’Italia. Se, come abbiamo appena detto, la percentuale di medici sulla popolazione over 65 nel nostro Paese è pari all’1,88%, in Austria il dato è del 3,03% (l’Austria risulta essere anche il Paese con più medici ogni 1.000 abitanti ovvero 5,48), in Spagna del 2,39% e in Danimarca il 2,29%. Tra gli Stati considerati, Belgio e Francia sono i fanalini di coda con una percentuale tra medici e individui ultra 65enni di 1,78% e 1,70%. Anche a livello europeo si osserva uno scenario significativamente eterogeneo, con l’Italia nella parte bassa della classifica (grafico 3). 

Grafico 3. Medici in rapporto alla popolazione over 65, confronti internazionali, 2022

Fonte: elaborazioni Randstad Research su dati OECD, 2023

Le specializzazioni: forte mismatch tra fabbisogni e desiderata degli aspiranti medici

Il sindacato dei medici e dirigenti sanitari italiani, Anaao Assomed, in un recente studio esplora i contratti di specializzazioni non assegnati e/o abbandonati per le Regioni italiane. Come si vede dalla tabella 2, le Regioni che bandiscono più contratti e che sono anche quelle con più iscritti universitari, sono la Lombardia (5.106) e il Lazio (4.065). In Sicilia solo il 3% dei contratti risulta non assegnato, seguita dal Lazio con il 7% mentre in Friuli Venezia Giulia quasi un terzo lo è. Se la situazione per quanto riguarda i contratti non assegnati è molto eterogenea a livello territoriale, questa è molto più equa se consideriamo i contratti abbandonati: la percentuale in questo caso oscilla tra il 5% (Lombardia, Piemonte e Emilia-Romagna) e l’8% (Sicilia). 

Il problema dei contratti non assegnati e abbandonati non riguarda la totalità delle specializzazioni, ma solo una parte di queste. Nello specifico quelle meno ambite sono microbiologia e virologia con un tasso pari al 78,3% (tra contratti non assegnati e abbandonati), patologia clinica e biochimica clinica (70,2%), radioterapia (67,7%), medicina d’emergenza urgenza (60,7%) e medicina di comunità e delle cure (57,4%). Dall’altro capo della classifica troviamo dermatologia e venereologia (0,4%), malattie dell’apparato cardiovascolare (1,4%), oftalmologia (1,8%) e chirurgia plastica ricostruttiva (2,2%).

Dai dati di Anaao Assomed emerge un chiaro e marcato mismatch tra quello che è il fabbisogno attuale della popolazione e ciò a cui oggi aspirano i neo medici.

Tabella 2. Contratti di specializzazione non assegnati e/o abbandonati nel 2021 e 2022

Fonte: Anaao-Assomed, 2023

Conclusioni: le due sfide del SSN

Alla luce di tutti i dati presentati diamo uno sguardo alle tendenze e ai fabbisogni futuri del personale sanitario. Per questa analisi tre fattori sono rilevanti: in primo luogo le tendenze demografiche che definiscono la platea di possibili utenti del sistema sanitario nazionale. In secondo luogo la struttura per età della popolazione dei medici che definisce il numero di uscite per pensionamento che devono essere rimpiazzate. Infine in terzo luogo il numero di ingressi di medici provenienti dalle facoltà universitarie, considerando anche il tempo lungo di formazione (circa 9 anni) di un aspirante medico. Negli ultimi anni per tutti questi fattori nel nostro paese si è registrato un eccesso di domanda di medici. Per questo motivo recentemente il governo ha aumentato il numero di posti disponibili nelle facoltà di medicina. Tuttavia questa politica deve essere valutata in un’ottica di lungo periodo considerando i tre fattori definiti precedentemente. Secondo uno studio Anaao Assomed su dati Ocse, Onaosi ed Enpam nel prossimo decennio circa 109 mila medici tra dipendenti e privati lasceranno l’incarico. Allo stesso tempo il numero di nuovi ingressi non sarà inferiore, anzi secondo le stime ci sarà un surplus di circa 32 mila medici, considerando anche il contesto demografico in cui la popolazione italiana è attesa diminuire nei prossimi decenni. 

Tutto ciò potrebbe trasformare l’attuale eccesso di domanda in un eccesso di offerta: una bolla di camici bianchi costretta ad emigrare o nella peggiore delle ipotesi che rischia di essere sottoccupata. Certamente va considerato anche che, contestualmente alla diminuzione demografica assisteremo ad un aumento della popolazione anziana, più bisognosa di assistenza continua. Stante anche il notevole mismatch di specializzazioni è fondamentale che le scelte siano il più possibile ponderate e lungimiranti, avendo come obiettivo la sostenibilità nel lungo periodo del Sistema Sanitario Nazionale.

All’orizzonte per il sistema sanitario nazionale si aprono dunque due significative sfide: avvicinare domanda e offerta sia in termini di numero di camici bianchi sia in termini di attrattività dei vari percorsi di specializzazione.

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1. I dati analizzati fanno riferimento alla somma dei contratti del 2021 e del 2022.

2. Per “contratti non assegnati” si intende un contratto che in sede concorsuale non è stato assegnato a nessun medico perché nessuno l’ha scelto. Per “contratti abbandonati” si intende un contratto che è stato assegnato ma il medico assegnatario ha riprovato il concorso l’anno successivo e ha cambiato specializzazione tramite una nuova assegnazione.

3. Nel rapporto sono analizzati i contratti di sole 14 Regioni (quelle con la popolazione più elevata).

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