occupazione femminile: questione di maternità, ma non solo.

I problemi di scarsa natalità e scarsa occupazione femminile sono ormai strutturali nel nostro Paese. Nascono pochi bambini e poche donne lavorano. In questa nota abbiamo provato ad approfondire la situazione italiana e a mettere in relazione queste due variabili confrontando il nostro Paese con gli altri Paesi Europei.

07.03.2024

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nascite e occupazione femminile in Europa e in Italia

Il grafico 1 mette in relazione il tasso di occupazione femminile con il tasso di fecondità. Possiamo osservare che, dove la fecondità media è bassa (inferiore a 1,5 figli per donna) e dove l’occupazione femminile è inferiore al 65% si collocano Paesi del Sud Europa come Italia, Grecia e Spagna, distaccati dagli altri Paesi europei. Dove il numero medio di figli per donna è superiore a 1,7 e dove il tasso di occupazione è superiore al 70% troviamo Irlanda, Francia, Danimarca e Islanda. Nel 2021 in Italia il tasso di occupazione delle donne tra i 20 e i 64 anni di età era pari al 53,2%, mentre il tasso di fecondità, ovvero il numero medio di figli per donna, era 1,25. Il grafico mostra in modo chiaro che la maternità non è di per sé ostativa all’occupazione. Anzi proprio i Paesi con il tasso di occupazione femminile più alto sono quelli caratterizzati dal maggior tasso di fertilità, viceversa i Paesi come il nostro dove il tasso di occupazione femminile è più basso sono quelli caratterizzati dal tasso di fecondità minore. La spiegazione della scarsa occupazione femminile va dunque ricercata in altri fattori quali quelli culturali e nell’efficacia delle politiche di conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa.

Grafico 1. Tasso di occupazione femminile (20-64 anni) e tasso di fecondità in Europa, 2021

Fonte: Eurostat

Se scendiamo nel territorio italiano vediamo che la denatalità sta diventando una vera e propria emergenza. Il grafico 2, che mette in relazione il tasso di fecondità e il tasso di occupazione femminile nelle regioni italiane, ci mostra infatti come non ci sia molta differenza nel numero medio di figli per donna tra le regioni con bassa o alta occupazione femminile. Fa eccezione la Provincia Autonoma di Bolzano in cui l’occupazione femminile (20-64 anni) nel 2021 era pari al 68,5% e il tasso di fecondità pari a 1,72. Il grafico mostra una relazione a U tra tasso di fecondità e occupazione femminile, suggerendo come non sia semplice offrire un’interpretazione chiara della relazione tra fecondità e occupazione. Nelle regioni del Sud ad esempio la spiegazione potrebbe essere legata a fattori culturali che vedono la donna maggiormente dedicata alla cura della famiglia; una spiegazione alternativa e complementare vede le scarse opportunità offerte dal mercato del lavoro nel meridione come la causa principale del fatto che le donne in queste regioni siano più restie a cercare un'occupazione adeguata alle proprie aspirazioni.

Grafico 2. Tasso di occupazione femminile (20-64 anni) e tasso di fecondità nelle regioni italiane, 2021

Fonte: Istat

single, in coppia, sposati e non: ecco come varia il tasso di occupazione femminile.

Nel nostro Paese, nel 2022, su 10,6 milioni di coppie, il 73,7% aveva almeno un figlio. I dati sulla relazione tra occupazione femminile e genitorialità rappresentano alcuni interessanti fenomeni. Osserviamo infatti che tra le coppie in cui entrambi i partner lavorano, il  41,6% è senza figli e il 49% ha  almeno un figlio). Tuttavia, se osserviamo le coppie in cui lavora solo uno dei due partner, vediamo che il 32% di esse non ha figli e il 39,3% ha almeno un figlio. Chi lavora tra i due partner? La percentuale di coppie in cui, in presenza di un figlio, lavora solo l’uomo è molto elevata. Si parla dell’83,3% delle coppie (contro il 63,2% di coppie senza figli).

Tra le soluzioni che le coppie adottano per conciliare lavoro e vita privata sono spesso le donne a farsi carico del lavoro di cura di figli e familiari, rinunciando in parte o totalmente all’impegno lavorativo fuori dalla famiglia. I motivi sono diversi e includono un retaggio culturale che fa ricadere le responsabilità di cura sulle donne, la mancanza di servizi a sostegno dei genitori, in primis la carenza di posti negli asili nido, e il divario di retribuzione tra uomini e donne. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio Inps sui dipendenti del settore privato, nel 2022, la retribuzione media annua in Italia è stata di 22.839 euro. Tuttavia il gender pay gap è pari a quasi 8mila euro: 26.227 euro è lo stipendio medio annuo degli uomini, 18.305 quello delle donne. 

Come emerge in un articolo del Sole 24 Ore l’occupazione delle donne sembra essere influenzata non solo dall’essere madri ma anche dal vivere in coppia. Rispetto alle donne single il tasso di occupazione di coloro che vivono in coppia senza figli è pari al 76% contro l’81% delle prime. Questo fenomeno sembra non essere in linea con ciò che accade negli altri Paesi europei dove il vivere in coppia non disincentiva l’occupazione femminile (84,2% vs 83,9%).

È probabile che nel nostro Paese la formalizzazione di un’unione implica una possibile suddivisione dei ruoli. Osservando l’occupazione femminile per donne coniugate e non, in assenza di figli si nota come le seconde presentino tassi di occupazione molto più elevati delle prime in tutte le classi di età. Le differenze più evidenti le riscontriamo nelle giovanissime tra i 15 e i 24 anni: per le coniugate il tasso di occupazione è pari al 30,8% contro l’87,9% delle non coniugate.

Tabella.1 Tasso di occupazione femminile per donne coniugate e non senza figli per classe di età, 2023

Fonte: elaborazioni Randstad Research su dati Forze di Lavoro, Istat, II trimestre 2023

il ruolo dei papà: più congedi per i papà significano più occupazione femminile?

Dal 13 agosto 2022 il padre lavoratore dipendente, pubblico e privato, ha l'obbligo di astenersi dal lavoro per 10 giorni, anche non continuativi, dai 2 mesi precedenti la data presunta del parto ed entro i 5 mesi successivi durante i quali ha diritto ad un’indennità del 100% della sua retribuzione.

La tabella 2 mostra un effettivo incremento di utilizzo del congedo di paternità: dal 2021 al 2022 vediamo una crescita dell’11% e dal 2018 al 2022 i beneficiari dei congedi sono aumentati di circa 50mila unità.

Tabella 2. Beneficiari di congedo obbligatorio di paternità, 2018-2022

Fonte: Prestazioni a sostegno della famiglia, INPS, 2023

Il congedo di paternità obbligatorio è stato introdotto, come si legge nel cd. “Testo Unico sulla maternità e paternità”, con l’obiettivo di ottenere una più equa ripartizione delle responsabilità di assistenza tra uomini e donne. Tuttavia, il numero di giornate totalmente retribuite in cui il padre può assentarsi dal lavoro in Italia sono ancora molte contenute se confrontate con la durata dei congedi riservati ai padri negli altri Paesi Europei. 

Il grafico 3 mostra la durata dei congedi di paternità in alcuni Paesi europei (Consideriamo sia congedi obbligatori sia facoltativi con ponderazione al 100% della retribuzione). L’Italia si colloca come una delle peggiori in tale classifica con 2 settimane di congedo obbligatorio. La Slovacchia e la Norvegia, ai vertici della classifica offrono solamente congedi facoltativi (rispettivamente 28 settimane al 75% della retribuzione la Slovacchia e 15 al 100% la Norvegia). La Spagna, al contrario, offre 16 settimane di congedo obbligatorio. Anche in Germania è presente per i padri solo il congedo facoltativo mentre in Francia si ha un congedo obbligatorio di 5 settimane al 91,4% e uno facoltativo di 26 settimane al 13,5%.

Grafico 3. Durata in settimane dei congedi di paternità nei Paesi europei, 2022

Fonte: elaborazioni Randstad Research su dati OCSE, 2022

Un incremento della durata del congedo di paternità potrebbe avere effetti sull’occupazione femminile? Johanne Bacheron, giovane dottoranda in economia presso l’Aix-Marseille School of Economic nel suo studio “The impact of paternity leave on mothers’ employment in Europe” del 2021 mostra che l’introduzione dei congedi di paternità in Europa   accresce del 17% il tasso di occupazione delle madri. 

good practice: il caso Barilla.

In Italia, oltre al congedo obbligatorio di cui abbiamo già parlato, i papà possono richiedere un congedo facoltativo, la cui retribuzione, però, è pari al 30% dello stipendio. Forse proprio per questo motivo, la quota di coloro che usufruiscono di questa misura, è piuttosto bassa. Nel 2022, infatti, i padri che hanno richiesto il congedo di paternità facoltativo sono stati 3.203.
Il ruolo che svolgono le aziende private è sempre più importante. Barilla, ad esempio, ha introdotto la possibilità di usufruire di 12 settimane di congedo parentale retribuito al 100% in tutte le sue filiali del mondo. In questo modo, i lavoratori di genere maschile hanno a disposizione 12 settimane invece di 10 giorni di congedo.

tanti fattori da considerare.

i fenomeni di denatalità e di scarsa occupazione femminile sono problemi strutturali ed emergenziali nel nostro Paese e sembrano essere legati tra loro. Un figlio influenza molto l'organizzazione familiare e la distribuzione dei compiti di lavoro, sia di cura sia di mercato,  all’interno della famiglia: troppo spesso in presenza di un figlio è la donna a lasciare il lavoro per occuparsene. Sembrano essere sempre più urgenti politiche a sostegno della genitorialità. 

Ma non è solo un “problema di figli”. In Italia sembra che il solo formalizzarsi di un’unione implichi un cambiamento negli equilibri della coppia: il tasso di occupazione femminile delle donne senza figli diminuisce notevolmente con il matrimonio. In questo caso ci chiediamo: perchè? È solo un retaggio culturale? 

 

Bibliografia

Bacheron J., The impact of paternity leave on mothers’ employment in Europe, 18 febbraio 2021 

Decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, “Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53”

Decreto legislativo 30 giugno 2022, n. 105, “Attuazione della direttiva (UE) 2019/1158 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 giugno 2019, relativa all'equilibrio tra attività professionale e vita familiare per i genitori e i prestatori di assistenza e che abroga la direttiva 2010/18/UE del Consiglio”

Di Raimondo Metallo L., Il Sole 24 Ore, Parità di genere: il congedo di paternità tra equità ed efficienza, Il Sole 24 Ore, 30 novembre 2023

Inps, Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato, novembre 2023

Inps, Prestazioni a sostegno della famiglia, dicembre 2023

Rosti L., Occupazione femminile: la maternità spiega molto, ma non tutto, Il Sole 24 Ore, 14 maggio 2023

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