i buoni propositi per il nuovo anno.
L’idea di proporre il 2023 come anno delle competenze parte dall’intervento di settembre 2022 della Presidente Ursula von der Leyen nel discorso sullo stato dell’Unione, il quale presenta il rendiconto annuale dell'attività della Commissione europea e l’esposizione delle sue linee programmatiche per l'anno seguente. L’iniziativa della Presidente è stata subito recepita nella proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio assunta dalla Commissione il 12 ottobre 2022. Dalla lettera d’intenti che accompagna il discorso iniziale risulta chiaro come l’obiettivo a cui tendere nel rafforzamento delle competenze resta quello della transizione verde e digitale.
competenze per la transizione digitale per i cittadini
Per l’Italia, il quadro di riferimento per le competenze digitali dei cittadini è fornito dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), che si occupa di curare traduzione e diffusione del modello europeo “DigComp 2.1”, formulato, a partire dal 2013, per migliorare la competenza digitale dei cittadini sia nelle attività quotidiane che lavorative. Il modello definisce conoscenze minime suddivise in otto livelli di padronanza che vanno dall’uso di base della rete all’intervento in caso di problemi di privacy e sicurezza informatica. DigComp 2.1 racchiude 21 competenze, raggruppate in cinque punti:
1. Alfabetizzazione su informazioni e dati:
1.1 Navigare, ricercare e filtrare dati, informazioni e contenuti digitali
1.2 Valutare dati, informazioni e contenuti digitali
1.3 Gestire dati, informazioni e contenuti digitali.
2. Comunicazione e collaborazione:
2.1 Interagire con gli altri attraverso le tecnologie digitali
2.2 Condividere informazioni attraverso le tecnologie digitali
2.3 Esercitare la cittadinanza attraverso le tecnologie digitali
2.4 Collaborare attraverso le tecnologie digitali
2.5 Netiquette
2.6 Gestire l’identità digitale.
3. Creazione di contenuti digitali:
3.1 Sviluppare contenuti digitali
3.2 Integrare e rielaborare contenuti digitali
3.3 Copyright e licenze
3.4 Programmazione.
4. Sicurezza:
4.1 Proteggere i dispositivi
4.2 Proteggere i dati personali e la privacy
4.3 Proteggere la salute e il benessere
4.4 Protecting the environment.
5. Risolvere problemi:
5.1 Risolvere problemi tecnici
5.2 Individuare fabbisogni e risposte tecnologiche
5.3 Utilizzare in modo creativo le tecnologie digitali
5.4 Individuare i divari di competenze digitali.
competenze per la transizione green.
Il quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità è rappresentato dal “GreenComp”, il testo che definisce le competenze della sostenibilità e ne promuove l’apprendimento, rispondendo alla richiesta di azioni strategiche definite nel Green Deal, il “Patto verde” europeo. Il testo contiene una serie di indicazioni per arricchire i programmi scolastici nonché la definizione di 12 competenze specifiche, articolate in quattro aree tematiche:
1. Incarnare i valori della sostenibilità:
● attribuire valore alla sostenibilità
● difendere l'equità
● promuovere la natura.
2. Accettare la complessità nella sostenibilità:
● pensiero sistemico
● pensiero critico
● definizione del problema.
3. Immaginare futuri sostenibili:
● senso del futuro
● adattabilità
● pensiero esplorativo.
4. Agire per la sostenibilità:
● agentività politica
● azione collettiva
● iniziativa individuale.
riflessioni sulle liste di competenze.
Come possiamo vedere, le competenze richieste per la transizione digitale non presentano particolari scogli di tipo tecnico. Seppure certo è necessaria una certa dimestichezza con gli strumenti, ai fini del loro utilizzo, quello che si richiede è di saperne sfruttare al meglio le potenzialità che ci forniscono, ossia la possibilità di moltiplicare le nostre occasioni di comunicazione e gestire una grande mole di informazioni. Possibilità che, per rappresentare opportunità positive, vanno gestite con forte spirito critico per discernere e “navigare”, nel pieno senso della parola, nella vastità delle informazioni a nostra disposizione.
Lo stesso vale per le competenze relative alla sostenibilità. Scorrendo la lista possiamo capire che le 12 competenze delineano un percorso di sensibilizzazione ed avvicinamento ai temi della sostenibilità, che non sono tanto qualcosa da apprendere, quanto più qualcosa da condividere, da sentire proprio in quanto cittadini rispettosi del mondo in cui vivono ed in cui vivranno.
lo stato dell’arte in Italia.
Non è un mistero il fatto che il nostro Paese non si posiziona in maniera ottimale nelle classifiche che riguardano le competenze. Siamo 18esimi secondo l’indice DESI (Digital Economy and Society Index), che misura il tasso di digitalizzazione dei Paesi e oltre la metà dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. Siamo ben al di sotto della media dei Paesi OCSE per quanto riguarda gli indicatori del test PIAAC, che misurano le competenze di literacy e numeracy degli adulti. A ciò si aggiunge una scarsissima partecipazione all'apprendimento lungo tutto il corso della vita, che, nel 2021, coinvolgeva meno del 10% degli adulti tra i 25 e i 64 anni.
un doppio binario di investimenti per viaggiare verso il futuro.
Le due macroaree di interesse chiave nelle quali declinare le competenze da sviluppare restano, come abbiamo visto, quelle già tracciate a partire dal Next Generation EU: transizione verde e digitale. Vale la pena ricordare che più della metà della spesa prevista da tale piano per investimenti e riforme è dedicata a questi due temi: il 37% per gli obiettivi climatici e il 20% per quelli della transizione digitale. Il rafforzamento delle competenze è presente in maniera specifica tra gli obiettivi della quarta missione del PNRR, “istruzione e ricerca”, che prevede uno stanziamento complessivo di 11,44 miliardi di euro.
La sfida che stiamo già affrontando è quella di reperire lavoratori e lavoratrici in possesso delle competenze necessarie per sviluppare e portare avanti tali investimenti, con un impegno a breve, medio e lungo termine. Ciò significa che le competenze del futuro devono diffondersi sia all’interno dei piani di studio di scuole ed università, sia nei corsi di formazione e di aggiornamento dei lavoratori.
l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
Se i programmi scolastici e la formazione sul posto del lavoro richiedono l’impegno delle istituzioni e delle imprese, l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita è invece uno spazio in cui ciascun cittadino può fare attivamente la sua parte. Come abbiamo visto, la percentuale italiana di persone che vi prendono parte è assai bassa, tuttavia, l’Unione Europea vi attribuisce un’enorme importanza ai fini non soltanto della crescita personale, ma anche dell’economia in generale. Tra gli obiettivi al 2030 sanciti dai pilastri europei dei diritti sociali troviamo un progetto ambizioso: entro quella data, il 60% degli adulti dovrebbe partecipare ad almeno un corso di formazione all’anno. L’obiettivo, se raggiunto, dovrebbe aumentare il tasso di occupazione europeo di dieci punti percentuali, portandolo al 78%.
la forte richiesta da parte del mercato del lavoro.
Secondo le previsioni Excelsior per i fabbisogni professionali al 2026, a oltre il 60% dei lavoratori assunti in Italia nel quinquennio 2022-2026, quasi 2 milioni e mezzo di persone, sarà richiesto dalle aziende di possedere competenze “green” di livello almeno intermedio. Al 37% dei lavoratori saranno richieste invece competenze verdi di livello elevato.
Rispetto al digitale, Excelsior stima che per oltre il 54% dei lavoratori assunti nel medesimo quinquennio, poco meno di 2,2 milioni di occupati, saranno considerate competenze di base le conoscenze di internet e degli strumenti di comunicazione multimediale. Circa il 23% degli occupati totali assunti nel quinquennio, oltre 900mila persone, dovranno invece possedere competenze digitali elevate.
un mix di hard e soft skill per affrontare i lavori degli anni a venire.
Analizzando le liste di competenze verdi e digitali che abbiamo presentato possiamo notare come, per affrontare le sfide del domani, ciò che viene chiesto a cittadini e lavoratori è un rafforzamento di una serie di aspetti riconducibili alle competenze di tipo trasversale e soft skill. Spiccano il pensiero critico, la capacità di analisi, di comprendere e rielaborare informazioni, di risolvere problemi utilizzando le proprie capacità. Ciò che si può osservare è che una solida formazione di base, a partire dalla scuola, è lo strumento principe per acquisire quella flessibilità che permette di riadattarsi alle diverse richieste che di volta in volta si susseguono, anche facilitando l’upskilling ed il reskilling ossia l’acquisizione di nuove competenze ai fini della propria professione o per riadattare il proprio bagaglio per un lavoro differente. Se è certo difficile stare al passo con i tempi in un mondo che cambia sempre più velocemente, una buona cultura di base, coltivata nella scuola e poi nutrita nel corso della vita adulta, è un’ottima risposta per affrontare con consapevolezza il futuro ed il lavoro ibrido del domani.