1. Le tecnologie.
Le tecnologie basate su regole, che semplificano, agevolano, velocizzano lavori di routine oppure pericolosi o molto faticosi. Sono i calcolatori, gli stessi pc (nel 2018, il 59% dei dipendenti usava regolarmente un computer per lavoro), le macchine assemblatrici, le braccia robotiche, etc. In secondo luogo le tecnologie basate su big data e machine learning, la cosiddetta intelligenza artificiale. Queste tecnologie prevedono esiti e bisogni futuri, un esempio sono i traduttori, ma anche le automobili a guida automatica e gli assistenti virtuali.
2. La produzione di beni e servizi.
La produzione di beni e servizi, così come le regole di domanda e offerta si stanno plasmando su un assetto globale, accelerate dalla digitalizzazione. I giovani con alte skill si concentrano nelle città, che continuano a richiedere competenze professionali quasi assenti nelle aree rurali.
3. Forme di lavoro non tradizionali.
Aumentano forme di lavoro non tradizionali, sostenuti dalla gig economy che si sviluppa su piattaforme come Uber o Deliveroo. Le nuove strutture contrattuali da un lato risolvono situazioni di inattività, ma dall’altro fanno insorgere nuovi problemi riguardanti la tutela dei lavoratori a causa della difficoltà di monitoraggio.
4. Cambiamenti demografici.
I cambiamenti demografici risentono dei trend localizzando la popolazione più anziana al di fuori dei centri urbani, che invecchiano più lentamente. I Paesi più anziani risultano anche gli stessi ad avere la maggiore percentuale di robot per lavoratore.