Il Rapporto flexibility@work 2021 si apre con i punti di vista di autorevoli studiosi e rappresentanti del mondo del lavoro e delle istituzioni.
Più diritti per tutti
Il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente e profondamente sotto l'impatto della tecnologia, dei cambiamenti climatici, della globalizzazione e della demografia. Guy Ryder (Direttore Generale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ILO) sottolinea come, qualsiasi saranno le sfide che ci si porranno davanti, il capitale umano rimarrà sempre il fattore più importante. Avere accesso ad una retribuzione soddisfacente, vedere riconosciuti e rispettati i propri diritti, disporre di un’adeguata protezione sociale e risolvere i conflitti attraverso il dialogo sociale, sono gli obiettivi principali previsti dalla “Decent Work Agenda” promossa dall’ILO.
Transizione digitale in chiave “smart”
La pandemia ha consentito di testare i confini e il potenziale delle tecnologie digitali in relazione a molteplici aspetti, tra cui il lavoro a distanza. Stefano Scarpetta (Direttore per l’impiego e gli affari sociali, OECD) si focalizza nel rapporto sulla necessità di trarre insegnamento dall’esperienza dell’ultimo anno per passare dal lavoro a distanza al lavoro “smart”. Occorre trovare nuove modalità efficienti per lo svolgimento delle attività che sappiano rispondere alle forme di interazioni ibride che ci aspettano. Una nuova organizzazione del lavoro deve tenere conto dell’importanza di investire nelle competenze del capitale umano per permettergli di adattarsi in maniera agile e scongiurare l’accrescere delle polarizzazioni.
Policy: l’importanza di un dialogo sociale rafforzato
A fronte di una crescente instabilità nel mondo del lavoro, Sharan Burrow (Segretaria Generale International Trade Union Confederation, ITUC) mette al centro della sua riflessione la necessità di un contratto sociale aggiornato tra lavoratori, governi ed aziende che affronti le incertezze rispetto al futuro e aiuti a garantire condizioni di partenza più eque. Ad oggi, ad esempio, il 40% della forza lavoro mondiale non è ancora digitalmente connessa e questo è soltanto uno dei gap ancora da colmare rispetto allo smart working. Nel nostro rapporto dedicato al tema abbiamo parlato di questo ed altri ostacoli oggi al centro del dibattito, come ad esempio le modalità secondo le quali conciliare vita lavorativa e privata nella pratica del lavoro da remoto. Allo stesso tempo, i lockdown generalizzati hanno fatto insorgere preoccupazioni rispetto alla salute mentale dei lavoratori da remoto. Il futuro va costruito impegnandosi collettivamente per garantire il benessere condiviso e il mantenimento di un ambiente stabile.
Adattabilità
L’apprendimento deve muoversi di pari passo con la tecnologia. David Hoey (CEO, WorldSkills) centra il suo intervento su una parola: “adattabilità”. Secondo Hoey, in primo luogo è necessario accettare che il mondo del lavoro di oggi non è lo stesso degli anni passati, in secondo luogo va compreso che gli attori del cambiamento siamo tutti: i lavoratori, le aziende private, i governi. Il settore formativo svolge il principale compito nella costruzione delle competenze dei singoli, ma per rispondere alle necessità attuali e sapersi adattare con costanza a queste vanno aggiunte skill specifiche: l’adattabilità in primis, ma anche la flessibilità e la resilienza.