la carenza di conducenti in Italia.

I conducenti rientrano tra le categorie di professioni che faticano ad attrarre talenti. Il problema della scarcity è condiviso tra i Paesi europei e alimentato, a livello nazionale, da una serie di ostacoli tra i quali i prezzi delle abilitazioni, il divario di genere, la carenza di percorsi formativi, i cambiamenti demografici. In questa nota forniamo alcuni spunti di miglioramento emersi dal recente convegno Anav sul tema.

29.01.2024

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Il panorama attuale

La mancanza di conducenti, identificati con il Codice Professionale 7.4.2.2., “conduttori di autobus, di tram e di filobus”, è un problema condiviso a livello europeo e presente da ben prima della pandemia. Nel 2023 il rapporto EURES ha segnalato, relativamente all’anno precedente, che un Paese su due in Europa classifica come “grave” la propria carenza di conducenti. IRU (International Road Transport Union) segnala come, soltanto nel 2023, in Europa c’è stato un incremento del 10% delle posizioni scoperte per questa professione (in Italia l’11%). In circa un caso su due la difficoltà di reperimento è motivata dalla mancanza di candidati. 

Le cause della talent scarcity

Le ragioni che stanno dietro la difficoltà di reperire conducenti sono molteplici: una parte di queste è legata a condizioni generali del mercato del lavoro, una parte al settore della logistica e un’ultima parte si lega in modo più specifico alla professione.

Cause generali legate alle dinamiche attuali del mercato del lavoro: inverno demografico e inattività

Un trend attuale che alimenta la difficoltà nel reperire personale è certamente quello demografico che vede il dimezzarsi delle nascite negli ultimi 50 anni. Osserviamo come esempio il 1960, anno di nascita di individui prossimi alla pensione e il 2002, anno di nascita di coloro che possiedono l’età minima per accedere alla professione dei conducenti di mezzi per il trasporto di persone. Nel 1960 i nati in Italia sono stati 910.192, nel 2002 sono stati 538.198. 

Nel 2023 i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni sono oltre il 20% in meno rispetto all'anno precedente. Mentre da un lato sono diminuiti i giovani (3 milioni in meno) sono aumentati per circa la stessa cifra gli occupati over 50 (circa 3 milioni).

Al grave problema dell’impoverirsi del bacino giovanile che si affaccia al mercato del lavoro si aggiunge quello degli inattivi, altro aspetto che affligge in maniera particolare il nostro Paese. Il numero di inattivi in Italia, persone in età da lavoro che non lavorano e non cercano lavoro, è record in Europa: oltre 13 milioni di individui.

Cause condivise dalle professioni logistiche: attrattività e divari

Tra le cause condivise in modo trasversale dalle professioni del settore logistico troviamo la scarsa attrattività. La logistica soffre di una generale difficoltà a reperire candidati per ragioni per lo più di tipo culturale che tendono ad associare ancora queste occupazioni a condizioni lavorative sgradevoli, ma che, in molti casi, risultano superate. 

Le categorie di lavoratori più difficili da attrarre per la professione di conducente sono i giovani, le donne e gli immigrati. Sugli oltre 94mila occupati nella professione presenti in Italia, lo spaccato per genere descrive una popolazione al 95,2% maschile mentre lo spaccato per nazionalità restituisce una popolazione al 98,3% italiana. Gli occupati over 55 sono 25.465 (il 28,17% del totale).

Cause legate in modo specifico alla professione: barriere economiche in ingresso e retribuzioni

Una barriera in ingresso allo svolgimento della professione di conducente è rappresentata dalle abilitazioni e dai requisiti richiesti, declinati su vari aspetti. Vi è il tema delle patenti, che richiedono i 21 anni per le patenti D1 e D1E e 24 anni per le patenti D o DE. Vi è la necessità di possedere determinati requisiti psicofisici visivi, uditivi, comportamentali, tossicologici etc. Vi è, non da ultimo, il costo di acquisizione delle abilitazioni, che varia dagli 850 euro fino ad arrivare ai 5mila euro. Al prezzo delle patenti si aggiunge quello dei corsi da effettuare per la loro acquisizione, che vanno da un minimo di 2mila euro per un corso accelerato per patente D con limite di 50 km di linea ad un massimo che arriva a 5mila euro per il corso ordinario per la patente D senza limitazioni. 

Tra gli aspetti economici vi è da aggiungere il tema delle retribuzioni. La RAL in ingresso per i conducenti è di circa 25.600 euro. Pur essendo nella media delle retribuzioni in Italia è importante notare che dal 2018 è diminuita, non solo, al netto delle ore lavorate, che molto spesso superano le 50 a settimana, le retribuzioni per questa professione spesso non risultano sufficientemente congrue per via delle condizioni specifiche dell’attività lavorativa. 

Soluzioni proposte durante il convegno Anav

Il 30 novembre 2023 si è tenuto a Roma, presso Palazzo Ripetta, il convegno ANAV (Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori) dedicato al tema della carenza di conducenti nel trasporto di passeggeri. In questa sede è stato ampliamento esplorato il tema della talent scarcity per la professione dei conducenti e proposta un’accurata lista di incentivi ed iniziative necessarie per superare gli ostacoli presenti. Il dibattito è partito dalla necessità di espandere l’offerta formativa, che, ad oggi, soddisfa appena il 60% della domanda potenziale. È emersa poi la necessità di ridurre il divario scuola-scelta della professione, passando per l’aumento dell’attrattività e una più efficace metodologia di valutazione delle competenze, di upskilling e reskilling nonché la necessità di incrementare l’offerta di formazione professionale di qualità. Per impattare positivamente sulle barriere in accesso alla professione è stato proposto l’allineamento dell’età minima dei conducenti di autobus a quella dei conducenti addetti al trasporto merci (18 anni). Unitamente a ciò, affrontare alcune questioni relative all’acquisizione di conducenti provenienti da paesi terzi, semplificando le norme attuali, potrebbe rappresentare una leva forte per rispondere al fabbisogno di conducenti. In generale, “l’intero sistema della logistica deve imparare ad essere più attrattivo”, ha commentato Paolo Stern, Presidente di Nexum spa, “servono meccanismi e sistemi che riescano ad incentivare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro nel settore”.

Il ruolo chiave dei flussi migratori per rispondere al fabbisogno di conducenti

La migrazione svolge un ruolo importante nel settore del trasporto stradale, con un grande potenziale inutilizzato. La possibilità di attingere a professionisti qualificati provenienti da Paesi esteri, formandoli e prendendosi cura di tutti gli aspetti sociali correlati (alloggio, integrazione, lingua) rappresenta una strada reale per rispondere all’ampio fabbisogno nazionale.

Esistono azioni valide di cooperazione tra il mercato del lavoro e i migranti che potrebbero essere intraprese per agevolare i flussi. Tra queste, nel corso del convegno, è emersa la possibilità innanzitutto di armonizzare le norme europee istituendo un quadro per il riconoscimento delle patenti D extraeuropee insieme alla facilitazione delle connessioni tra i conducenti extraeuropei e gli operatori nazionali, ad esempio attraverso lo sviluppo di piattaforme di matching tra imprese e candidati. 

Academy formative: un commento di Marco Ceresa

Il trasporto pubblico collettivo rappresenta un forte trend di investimento futuro, sia a livello nazionale che internazionale, in ottica di sostenibilità. Alimentare la cultura della sostenibilità e della concezione della mobilità come servizio e non come possesso di un mezzo di trasporto sono aspetti cruciali per la transizione ecologica in corso. Gli impatti positivi sono noti e molteplici: sulle emissioni, sulla congestione del traffico, sulla sicurezza, sulla qualità dei servizi. Per queste ragioni la carenza di conducenti rappresenta uno scoglio forte da affrontare con una certa priorità. Come ha commentato Marco Ceresa, group CEO di Randstad, intervenuto al convegno, “agevolare programmi di finanziamento per la formazione e il conferimento delle patenti, sia a carico delle singole regioni che delle aziende, è un passaggio prioritario, così come lo è il potenziamento delle politiche formative pubbliche volte a rafforzare le competenze necessarie per il mercato del lavoro. I progetti per attingere a manodopera qualificata da paesi terzi, facendosi carico anche degli aspetti sociali e non soltanto lavorativi, rappresentano un’azione concreta per impattare positivamente sul mismatch e affrontare con consapevolezza la crisi demografica”.  

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