confermato nell'ultimo trimestre 2020 il paradosso del calo di disoccupazione e posti vacanti.

Un'analisi degli ultimi dati trimestrali destagionalizzati pubblicati da Istat sui posti vacanti e sulla disoccupazione. Dove andremo?

 

Lo shock del Covid-19 ha avuto un forte impatto sul mercato del lavoro, sia in termini di disoccupazione, sia in termini di mismatch. Ci troviamo, infatti, in presenza di un calo continuo di entrambe le variabili a partire dalla fine del 2019.

I dati dell’ultimo trimestre 2020 confermano il paradosso della diminuzione del tasso di disoccupazione in una situazione in cui le aziende non sono particolarmente orientate alla ricerca di nuovi lavoratori.

16.03.2021

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I posti vacanti, ovvero le posizioni lavorative aperte per le quali un datore di lavoro sta cercando un dipendente, continuano a decrescere, e questa discesa è accompagnata anche dal calo della disoccupazione.
Questo è quello che emerge dai trimestrali destagionalizzati del tasso di disoccupazione e del tasso dei posti vacanti in riferimento all’ultimo trimestre 2020 pubblicati da Istat il 12 Marzo 2021.

Il concetto di base della Curva di Beveridge è semplice. Secondo la teoria economica ci dovrebbe essere una relazione inversa tra disoccupazione e posti vacanti: all’aumentare dei posti vacanti dovrebbe diminuire la disoccupazione e viceversa.

Questo concetto teorico spesso non si riflette sull’andamento del mercato del lavoro italiano.
Anche in questo caso questa relazione inversa non è rispettata.
Anzi, siamo in presenza di un vero e proprio paradosso: calano sia la disoccupazione, che si attesta al 9,2% sia il mismatch (0,8%).

Perché il tasso di disoccupazione diminuisce?

In un periodo di alta volatilità assistiamo ad incrementi marginali dell’occupazione e degli inattivi.
Naturalmente il saldo inattivi, occupati, disoccupati è un saldo che ha una componente residua dovuta a motivi demografici (ingresso e uscita dallo stato di inattivo 15-64 anni e grande partecipazione degli over 65 nell’occupazione).

Come sappiamo il blocco dei licenziamenti è ancora in atto e sembra che il governo Draghi lo prorogherà almeno fino alla fine di Giugno. 

Ma è solo questo il motivo di questo calo? 

Un tema che si sta rivelando molto attuale è quello degli inattivi, coloro che non sono occupati e che non cercano attivamente lavoro.
Il calo del tasso di disoccupazione, quindi, non per forza riflette solo una più alta occupazione. Potrebbe essere lo specchio del passaggio degli individui da una condizione di ricerca di lavoro attiva ad una condizione di scoraggiamento e non ricerca.
Da Ottobre a Dicembre 2020 il tasso di inattività è cresciuto dello 0,4% passando dal 35,7% al 36,1%.

Cosa sarebbe successo all’andamento delle due variabili in assenza del blocco dei licenziamenti e se gli individui classificati come inattivi ricadessero nella classe dei disoccupati?

Dove andremo?

Siamo in presenza di aspettative di vigorosa ripresa: l’Ocse prevede per l’Italia un rimbalzo del 4,1% nel 2021 (OECD economic outlook, interim report strengthening the recovery: the need for speed, Marzo 2021).

La preoccupazione è che questa ripresa venga frenata dalla stessa difficoltà di reperimento che si è riscontrata tra il 2018 e il 2019.

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